Header

Il Vino

""

La tradizione vinicola di Laureana affonda le sue origini ai tempi dei primi insediamenti dei monaci basiliani che si insediarono sul territorio di Laureana, intorno ai loro conventi cominciarono a svilupparsi attività agricole, piccoli allevamenti e la coltivazione della vite peraltro già diffusa nei territori limitrofi in epoca romana. Il territorio Cilentano e di Laureana in particolare, ben si presta alla coltivazione della vite e la qualità dei suoi vini soprattutto rossi è riconosciuta a livello internazionale vedi Aglianico del Cilento.
La Denominazione di Orgine Controllata (DOC) Cilento è stata riconosciuta nel 1989 e comprende molti comuni: Agropoli, Altano, Ascea, Camerata, Campora, Capaccio, Cannalonga, Casaletto Spartano, Casalvelino, Castellabate, Castlnuovo Cilento, Celle di Bulgheria, Centola, Ceraso, Cicerale, Cuccaro Vetere, Futani, Gioi Cilento, Giungano, Ispani, Laureana Cilento, laurito, Lustra, Magliano Vetere, Moio della Civitella, Montano Antilia, Montecorice, Monteforte Cilento, Morigerati, Novi Velia, Ogliastro Cilento, Orria, Perdifumo, Perto, Pisciotta, Pollica, frignano Cilento, Roccagloriosa, Rofrano, Rutino, Salento, San Giovanni a Piro, San Mauro Cilento, San Mauro La Bruca, Santa Marina, Sapri, Serramezzana, Sessa Cilento, Stella Cilento, Stio, Torchiara, Torraca, Torre Orsaia, Tortorella, Trentinara, Vallo della Lucania, Vibonati.
Vediamo le caratteristiche generali necessarie per il riconoscimento della DOC:

  • Per il Cilento Bianco DOC si devono usare uve fiano (60-65%), trebbiano toscano (20-30%), greco e malvasia bianca (10-15%). Possono concorrere anche uve a bacca bianca purché raccomandate per la provincia di Salerno fino ad un massimo del 10%.
  • Per il Cilento Rosso DOC invece uve aglianico (dal 60% al 75%), piedirosso e/o primitivo (dal 15 al 20%); barbera (10-20%). Anche in questo caso possono concorrere uve a bacca rossa purché raccomandate per la provincia di Salerno fino ad un massimo del 10%.
  • Per il Cilento Rosato uve aglianico (dal 10-15%), piedirosso e/o primitivo (dal 10 al 15%), Sangiovese (70-80%). Possono concorrere anche uve raccomandate fino al 10%.
  • Per il Cilento Aglianico, deve essere presente tale vitigno almeno per l`85%, piedirosso e/o primitivo, deve essere presente fino ad un massimo del 15% del totale.

""

La resa massima per ettaro in caso di coltura specializzata è di 100 quintali. La resa delle uve in vino non deve superare il 70% per il rosso, bianco e aglianico, il 50% per il rosato. Titolo alcolometrico minimo: 11% per il rosso, 10,5% per il rosato e per il bianco; 11,5% per l`aglianico.
 
Il Cilento è’una terra ricca di prodotti dalla spiccata tipicità, carichi di tradizione e cultura locale non fa eccezione il vino, poiché dai vitigni cilentani si ottengono vini di grande pregio, con grandi profumi e sapori, espressione di piccole aree produttive, tenuti insieme da una matrice comune che ha radici profonde fino agli albori della coltivazione della vite in Campania e che si manifesta in un patrimonio di varietà estremamente ricco ed originale. La gran parte dei vitigni autoctoni, ha origini antichissime ed è coltivata solo in aree dove si ha una identificazione del vitigno con il territorio. Questo grandissimo patrimonio rappresenta la vera ricchezza della viticoltura cilentana che diviene custode e valorizzatrice della migliore tradizione vitivinicola nazionale. Laureana è rimasta estranea alla moda ed all'introduzione di vitigni internazionali, puntando alla piena valorizzazione delle varietà locali. Tra le varietà più coltivate troviamo Aglianico, Piedirosso, Primitivo, Fiano(Santa Sofia), Greco, Trebbiano e Malvasia. Un importante ruolo oltre al vitigno lo ricopre la vinificazione. I viticoltori tendono ad accorpare insieme più varietà per creare quel connubio di sapore, profumo e colore che è proprio dei nostri vini. La vinificazione avviene in appositi tini di rovere creati artigianalmente dai pochi bottai ancora in attività nel Cilento, mentre per la conservazione si tende ad utilizzare botti di rovere adatte per l’invecchiamento del vino in genere 1 o 2 anni.
La maggior parte dei vini prodotti nel territorio comunale, vuoi per le produzioni limitate, vuoi per le grosse richieste, viene consumata come vino novello, nel rispetto della tradizione che a San Martino ogni mosto è vino.